Il nuovo Coronavirus è un argomento che sta mettendo al centro delle discussioni filosofiche il ruolo del giornalismo moderno. Un ruolo che non è poi così scontato in una società democratica, ma che assume connotati importanti per l’espressione della conoscenza.
Quest’oggi, quindi, affrontiamo il tema dal punto di vista della titolazione, vero cruccio etico del rapporto giornalista-lettore, che molte volte è accusato di clickbait. Ma è sempre così o ci sono casi in cui il lettore usa il clickbaiting come scusa per aver perso senso critico? Per rispondere a questa domanda, ecco una nuova puntata di “Giornalisticamente Parlando – Dalla parte del lettore”.
Coronavirus e la titolazione giornalistica: non è un lavoro così semplice
Quando scrivo un articolo, mi metto sempre nei panni del lettore che deve ricevere l’informazione. Soprattutto mentre realizzo il titolo. Oltre a rispettare le imposizioni delle 5W, devo tener conto di come la titolazione può essere interpretata e in che modo possa essere il più possibile ‘accattivante’ per acchiappare l’attenzione di chi legge (che, oggi come oggi, purtroppo, è molto bassa).
Questi concetti, però, devono rispondere anche alle norme della SEO, che aiutano gli articoli a indicizzarsi e posizionarsi su Google per determinate parole chiavi. Per farla il più semplice possibile, sarebbe una strategia che permette al lettore di ricevere l’articolo più idoneo a ciò che si va a cercare nel web.
Insomma, da una parte le consuete pratiche giornalistiche più comuni; dall’altra, le nuove frontiere della scrittura online. In sostanza, chi scrive deve riuscire a muoversi in questo intricato universo di bilanciamenti, con lo scopo ultimo di condividere una notizia.
Per questi motivi, perciò, ci sono casi in cui il titolo di una notizia può non contenere tutte le informazioni raggruppate nel pezzo in questione.
La mia notizia sugli ultimi aggiornamenti inerenti il nuovo Coronavirus
Il 25 marzo 2020 ho pubblicato un articolo in cui elenco i principali aggiornamenti legati al tema del nuovo virus. Nel dettaglio, ho preso i fatti più importanti delle ultime 24 ore legate all’argomento e le ho condensate in un unico contenitore, distinguendole una per una e dando loro spiegazioni precise e dettagliate.
Però, tutte le informazioni non potevano entrare nella titolazione, e alcune non erano così nevralgiche da farne parte. Quindi, sono stato costretto a scremare cosa fosse interessante in quel momento per il lettore da cosa, invece, poteva risultare pedissequo.
Questo processo risponde anche a un’altra domanda: in che modo il lettore incontra per la prima volta una notizia? Sui motori di ricerca e sui social network, ad esempio. Così, tenendo a mente le imposizioni SEO, le regole delle 5W e i principali malumori serpeggiati in quei giorni riguardo alle informazioni sul Coronavirus, il pezzo ha ricevuto la seguente titolazione: “Coronavirus Italia, news: decreto, 31 luglio e Tokyo 2020“.
Questo titolo aiuta il lettore a capire cosa il pezzo potrebbe affrontare. Trattandosi di una notizia dell’ultima ora, i riferimenti sono abbastanza comprensibili, e non c’è bisogno di spiegare troppo. Sicuramente si parla di Coronavirus, sicuramente riguarda gli ultimi aggiornamenti in materia, sicuramente si parla del nuovo decreto Conte, sicuramente si tratta della paura della chiusura totale fino al 31 luglio 2020 e sicuramente si affronta l’argomento delle prossime Olimpiadi. Informazioni che, aprendo il link, verranno specificate nella titolazione interna (i titoli dei paragrafi), diversa ma simile alla prima titolazione incontrata.
Ma questo è clickbaiting?
E qui potrebbe nascere una domanda: mi stai costringendo a partecipare al clickbaiting? Assolutamente no, perché questo non è il caso. Ciò che il lettore non conosce sono le regole imposte dalla SEO, che obbligano il giornalista, il copywriter e il blogger a realizzare una prima titolazione con un limite di caratteri consentito. Pena l’impossibilità di uscire tra le prime pagine dei motori di ricerca, e così dare ancora più valore al proprio prodotto autorevole.
In questo caso, quindi, molto dipende dallo spirito critico del lettore. E, il più delle volte, lo spirito critico dovrebbe essere volto a un click in favore dell’approfondimento, visto che, ad esempio, oltre a quanto emerso nel titolo, potrebbero esserci altre notizie utili, anche se non così fresche. Perciò, in questo senso, ci aiuta il paragrafo introduttivo del pezzo.
Cosa capisce così il lettore? Che sicuramente, la titolazione fin qui espressa non bastava a contenere le informazioni che il pezzo sta snocciolando, e che ci sono le notizie più importanti dell’ultima ora da mettere in risalto rispetto alle altre. E, quindi, che esistono argomenti di carattere minore già affrontati precedentemente, ma che è possibile ritrovare anche all’interno di questo articolo, con tutti gli iperlink di approfondimento del caso.
Insomma, mai fermarsi alla prima titolazione, se questa può portarci a conoscere maggiori dettagli di una o più notizie. Certo, i titoli clickbaiting esistono e persistono, ma con questi strumenti il lettore dovrebbe riuscire a comprendere come differenziare un clickbait da un articolo puramente informativo.
Se l’articolo è un’opinione: il caso Achille Lauro
Nel caso in cui non si è ancora convinti di questa argomentazione, cambiamo oggetto e torniamo al 13 febbraio 2020, quando pubblicai un articolo dal titolo “Achille Lauro non è rivoluzionario (e neanche i suoi hater)“. In questa sede, ci troviamo di fronte a un articolo d’opinione nato a seguito del Festival di Sanremo 2020. Si tratta di un titolo a doppio senso, cioè che richiama la curiosità del lettore e prova a stuzzicare la lettura a chi ama e a chi odia Achille Lauro.
Questa accezione è banalmente riscontrabile in base a diversi dettagli: una foto che ritrae il famoso bacio di Achille Lauro a Sanremo, che ospita uno dei concetti cardini del pezzo, e il titolo stesso, che richiama i detrattori dell’artista (“Achille Lauro non è rivoluzionario”) e chi, invece, è stufo di sentire le solite critiche mosse contro l’artista (“e neanche i suoi hater”).
Si tratta di un gioco di parole che può trarre in inganno, ma a fin di bene. Primo perché, come nel caso di una mia ucronia, posso capire chi si ferma al disquisire un argomento fermandosi al titolo, senza analizzarlo. In secondo luogo, mi aiuta ad affermare quanto detto finora: il titolo non può sempre diffondere tutte le informazioni da sapere proprio perché, per sua natura, è un titolo.
Nuovo Coronavirus, i miei approfondimenti
Ho scritto e approfondito diversi articoli in merito al nuovo Coronavirus. Di seguito, alcuni esempi:
- Coronavirus, cosa sono e quanto ne sappiamo [LEGGI];
- Ecco decreto del governo [LEGGI];
- Decreto del 9 marzo [LEGGI];
- Riepilogo degli ultimi aggiornamenti [LEGGI];
- News: decreto, 31 luglio e Tokyo 2020 [LEGGI];
- Nasce Radio Zona Rosa: “La voce amica di Codogno” [LEGGI];
- Come cambia la vita dei disabili? [LEGGI];
- Come cambia l’Università per i disabili [LEGGI];
- Fisioterapia ai tempi del Coronavirus: cosa c’è da sapere [LEGGI];
- Ecco come combattere le fake news [LEGGI];
- Caso Gabriele De Fazio: storia e aggiornamenti [LEGGI];
- La Cina espelle giornalisti americani: cosa sappiamo [LEGGI];
- Scontro media nepalesi e Cina per immagine di Mao Zedong [LEGGI].