L’essere uMAAMo: alla scoperta del MAAM, il Museo dell’Altro e dell’Altrove

Il MAAM è il Museo dell’Altro e dell’Altrove, e si trova nella periferia di Roma Est, precisamente sulla Prenestina. Questo luogo è un crocevia di vite e concetti, nel quale periferia, umanità e diritto all’abitare si incontrano a più riprese. La prima volta che sentiamo parlare del MAAM è il 27 marzo 2009, quando lo spazio viene occupato anche grazie al contributo dei Blocchi Precari Metropolitani, organizzazione romana che lotta per il diritto all’abitare.

Grazie a ciò, nascerà Metropoliz. Un nome che sarà presente anche in un progetto cinematografico, intitolato Space Metropoliz, realizzato nel 2012 da Giorgio De Finis e Fabrizio Boni. Come si è soliti dire, però, da cosa nasce cosa: il film ispirò numerosi street artist che, per allestire il set, segnarono le pareti del posto. Ed e così che nacque l’intricato mondo del MAAM. Paolo Di Vetta, attivista dei Blocchi Precari, mi ha raccontato la storia, in collaborazione con Policromi.

Breve storia del MAAM

Quando parliamo del MAAM non parliamo solamente del Museo dell’Altro e dell’Altrove di Metropoliz. Ma parliamo della Prenestina, della periferia di Roma Est, di un luogo occupato da persone. Un luogo che, precedentemente, era una fabbrica che insaccava salumi, e oggi è un esempio di convivenza adattata tra famiglie di varia provenienza geografica. Le quali, a loro modo, hanno trovato un equilibrio ammirevole di coabitazione.

È la prima volta che racconto la storia di uno stabile occupato, ed è la prima volta che interiorizzo determinate emozioni. Entrare nel MAAM ha scaturito nel mio animo sentimenti contrastanti. Tra la rabbia per una vicenda che è finita nel dimenticatoio sociale e la purezza degli essere umani che vogliono sopravvivere a ogni costo. In un contesto, purtroppo, abbastanza degradante, dove il rischio è dietro l’angolo. L’atmosfera, poi, è quella di un cimitero a cielo aperto, che fagocita le narrazioni delle persone, tenendole per sé, all’interno delle proprie mura, proteggendole e, allo stesso tempo, costringendole a una vita di stenti.

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L’intervista a Paolo Di Vetta

Assieme all’associazione culturale Policromi, mi sono recato all’interno del ventre dell’umanità dimenticata per conoscere Paolo Di Vetta, attivista dei Blocchi Precari Metropolitani di Roma. Grazie alla sua esperienza, capisco com’è avvenuta l’evoluzione del MAAM. Nel riportare la sua testimonianza, ho provato a realizzare un servizio mettendo in risalto le sue parole attraverso le immagini di un percorso decisamente altalenante. Dapprima, infatti, i tag dai forti colori accesi, ognuno con un proprio messaggio, per poi addentrarmi sempre più in uno spazio dalle tonalità più tenue. A indicare, forse, l’entrata verso un qualcosa da celare, per preservare l’esistenza umana del posto.

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